Il marchio italiano Wycon Cosmetics si è distinto fino a questo momento per campagne pubblicitarie provocatorie e dai messaggi importanti. La collezione make up Androgyny, ad esempio, ha fatto scalpore ma è piaciuta per l’idea di fondo: non esiste il trucco per la donna o per l’uomo, ma esiste il trucco universale per sentirsi belli per quello che ci si sente. Con la collezione di smalti semipermanenti Gel On la reazione è stata decisamente più accesa, a tal punto che la compagnia ha dovuto ritirare i nomi e sostituirli con numeri.
Lo smalto di Wycon al centro dell’accusa di razzismo
Delle 30 colorazioni messe a disposizione da Wycon Cosmetics con la nuova collezione, il pubblico non ha gradito il nome assegnato allo smalto nero: Thick as a Nigga (tradotto letteralmente “spesso come un negro”). Per quanto l’azienda abbia abituato il pubblico a messaggi fuori dagli schemi questa volta sembra abbia esagerato. Tra i primi a commentare il post su Instagram in cui si promuoveva lo smalto nero si è distinta Loretta Grace, una vlogger le cui origini sono metà italiane e metà afroamericane. Ha trovato offensivo e razzista il nome dato e ha commentato che si potevano trovare alternative molto più valide. Nonostante la fama di anticonformismo che circonda Wycon Cosmetics, questa volta non gliel’hanno fatta passare e l’azienda è dovuta correre ai ripari.
Wycon Cosmetics si difende dalle accuse di razzismo
Wycon ha risposto all’accusa di razzismo affermando che non era chiaramente quella l’intenzione e il nome di ciascun smalto era ispirato a note canzoni del mondo hip hop. Tra i nomi c’erano riferimenti ai 50 cent con Candy Shop oppure Bootilicious di Beyoncé. Il brano che ha dato il nome allo smalto nero si intitola Thick Niggas and Anime Tiddies di Dbangz. La compagnia ha aggiunto che artiste come Nicky Minaj o la stessa Beyoncé usano il termine nelle loro canzoni, ma non fanno tanto scalpore. Alle orecchie di molti queste parole non sono suonate affatto come scuse per la discutibile scelta e, in effetti, Wycon è intervenuta rimuovendo i nomi ma non ha prodotto scuse ufficiali.